"DA WIMBLEDON A MEDJUGORJE": DA ZENIT.ORG DEL 31/07/2013
Dalla sofferenza alla
donazione, storia di una tennista che ha riscoperto l'amore di Dio.
Roma, (Zenit.org) Antonio Gaspari.
All’inizio del
film “Bella” il protagonista Eduardo Verástegui racconta che sua nonna gli
diceva spesso “se vuoi far sorridere il Signore raccontagli dei progetti
dell’uomo”.
Sembra una frase
fatta apposta per la vicenda di Mara Santangelo, una tennista italiana,
talentuosa e determinata, la quale pur avendo un problema ai piedi che la fa
soffrire ogni volta che gioca, il 22 giugno del 2005 sta per realizzare il
sogno della sua vita: giocare a Wimbledon il tempio mondiale del tennis e
vincere contro una della giocatrici più forti: la statunitense Serena Williams.
Invece, proprio
nel momento migliore, dopo aver vinto il primo set, i dolori al piede sinistro
diventano lancinanti, chiede di andare al bagno, slaccia le scarpe e i suoi
piedi sono un bagno di sangue.
Stoicamente Mara
rientra in campo, combatte per i seguenti due set, ma non c’è più partita, non
riesce più a poggiare i piedi senza provare fitte di dolore.
Il suo umore è
nero, prega e impreca, si appella alla sua mamma in cielo, si arrabbia contro
il Signore perché sembra che l’abbia abbandonata proprio nel momento più
importante.
Pur sofferente
ai piedi fin dalla nascita a causa di una lieve malformazione Mara aveva
promesso a sua madre che ce l’avrebbe fatta ad arrivare a Wimbledon e diventare
una campionessa di tennis.
Nonostante
questa cocente delusione la
Santangelo va avanti, nel 2006, insieme a Francesca
Schiavone, Flavia Pennetta, e Roberta Vinci conquista la Coppa del Mondo (Fed Cup).
Suo il set
decisivo quando batte la belga Kirsten Flipkens portando l’Italia sul due
a due.
Nel quinto e
conclusivo match la campionessa Justine Henin fu costretta a ritirarsi e
l’Italia vinse per la prima volta la Fed Cup.
La Santangelo ha
cominciato a giocare a tennis all'età di 5 anni. Dall’età di 12 anni è sempre
stata convocata al Centro Tecnico Federale ed ha sempre fatto parte della
squadra Nazionale.
Professionista
dal 1998 al 2010 ha vinto quattro volte contro le prime dieci
del ranking mondiale, conta 9 tornei vinti in singolare e 23 tornei vinti in
doppio.
Nonostante la
sua capacità di resistere al dolore alla fine del 2009 Mara deve arrendersi.
Dopo l’ennesimo
infortunio, gli viene diagnosticato il Neuroma di Morton il che comporta
l'asportazione di un nervo.
Da quel momeneto
Mara non potrà più giocare a livello professionistico.
Il fondo al
libro in cui racconta la sua storia “Te lo prometto – la partita della vita, la
forza della fede, il coraggio di rialzarsi” edito dalla Piemme, la Santangelo ha scritto:
“Lasciare il
tennis è stata dura. L’infortunio che mi ha tenuto per sempre lontana dalle
vittorie e dai campi da gioco mi ha costretto a combattere la partita più
difficile della mia vita.
Non è un punto,
non è un game, non è un set, non è un match.
E’ il cammino
della fede che, all’improvviso, dopo tanto cercare, mi ha illuminato l’anima a
Medjugorje conducendomi dove non immaginavo di poter arrivare”.
Il libro della
Santangelo è stato presentato il 20 luglio a San Benedetto del Tronto nel
contesto della XIII edizione della manifestazione “Scrittori sotto le stelle”
promossa dalla libreria “la
Bibliofila”.
Nel libro
l’autrice racconta la sua vicenda agonistica e umana.
Una vita
difficile, con i genitori che si dividono quando lei è ancora piccola. Il nuovo
compagno della madre che lei non sopporta. L’amatissima madre che muore in un
incidente stradale, quando lei aveva solo 16 anni.
Un lutto mai
accettato fino in fondo. Un tentativo di reazione che la spinge ad andare
avanti per la promessa fatta alla mamma, e una determinazione che riflette la
rabbia contro i dolore che gli macera i piedi.
Nella realtà
Mara era arrabbiata contro il mondo, per il dolore ai piedi e per la perdita di
sua madre.
Nel suo cammino
incontra tante persone che gli vogliono bene e che l’aiutano come Giampaolo
Coppo il suo allenatore, “maestro sul campo e nella vita” e tanti altri che poi
incontrerà dopo un viaggio a Medjugorje
Tutta la prima
parte del libro è la storia di questa rabbia, e di questa incapacità di Mara di
accettare il dolore che la penalizza e che gli impedisce di fare quello che più
ama, giocare a tennis, e il destino avverso e crudele che l’ha privata dalla
amatissima madre.
Mara non riesce
a liberarsi dai tormenti finchè non decide di andare a Medjugorje,
Intensissima la
parte del libro in cui racconta la notte che ha cambiato la sua vita.
Mara che si
diceva capace di “fare a stento il segno della croce e a malapena ricorda l’Ave
Maria” racconta la prima confessione dopo anni di silenzio e di chiusura.
In fila di
fronte al confessionale, Mara ha paura, ma si fa coraggio, si dice “Gesù capirà
le mie fragilità. Forza Maretta, peggio della Williams questo sacerdote non
potrà mai essere”.
Era dal giorno
della Prima comunione che La
Santangelo non si confessava. Dopo essersi inginocchiata
confessa tutto, come un fiume in piena. Si sente amata, capita, accolta, e una
serenità mai provata prima.
Ha scritto nel
libro “E’ stato l’ìnizio di una nuova vita”.
Così Mara
Santangelo, tennista talentuosa e tosta, sempre molto riservata, comincia a
fare opere di assistenza e accoglienza degli altri.
Entra nel gruppo
di Chiara Mirante “Nuovi orizzonti” e partecipa attivamente all’iniziativa
“abbracci gratis”.
Confessa “Che felicità
essere utile al prossimo! Che gioia accogliere con amore, cercando di essere
fonte di condivisione”.
A chi gli ha
chiesto: “Perché una persona di successo come te, che hai tutto, si mette in
mezzo una strada a donare abbracci?” Mara ha risposto: “la nostra esistenza non
è nulla senza amore, senza un cuore disposto a donare, ad amare ed essere
amato”.
“La vera
rinascita spirituale – ha concluso Mara - è nel capire che attraverso di te,
altri possono vedere una luce che va oltre la tua persona, oltre la carne e la
materia; la luce splendente di Cristo”.