Domenica 19 settembre si svolgerà il 2° ciclopellegrinaggio Terontola-Assisi in memoria di Gino Bartali, postino della pace.
L'organizzatore della bella manifestazione è il caro Ivo Faltoni, amico ed ex meccanico di Gino che conosciamo bene e che ci stima molto: Ivo ci ha invitato come lo scorso anno a partecipare numerosi!!
Saranno 19 (di cui ben 4 donne!!) i gagliardi a pedalare lungo i 74 Km del percorso del ciclopellegrinaggio accompagnati da una piccola carovana di amici e tifosi.
Dopo il grande successo riscosso al Meeting di Rimini ci porteremo dietro e la esporremo in Piazza San Francesco ad Assisi, arrivo del ciclopellegrinaggio, anche la nostra stupenda mostra "Un diavolo di campione, un angelo di uomo. L'avventura umana di Gino Bartali".
Sul sito http://www.faltoni.it/ si può trovare tutto sul ciclopellegrinaggio.
Pubblicheremo tra qualche giorno qualche foto e delle testimonianze della pedalata in onore del nostro caro amico Gino Bartali!!
Ma perché questo ciclo-pellegrinaggio? Perché vogliamo bene a Gino Bartali?
Perché Gino Bartali fu un grande uomo ancor prima di essere il campione da tutti conosciuto, aveva nel suo dna i valori umani della vera fede cristiana e dimostrava con la vita quotidiana cosa significa "aiutare il prossimo dimenticandosi di se stesso".
Nel periodo bellico 1943-44, Gino con la sua bicicletta Legnano partiva da Firenze per allenarsi, come usava a dire a quel tempo per non destare sospetti, per arrivare ad Assisi passando da Terontola e rientrava in tarda sera a casa: 370 Km circa tra andata e ritorno, fatti in un solo giorno su strade non certo comode come quelle di oggi ed in tempo di guerra. Lo ha fatto per decine di volte. A chi gli chiedeva il motivo di questi lunghi allenamenti rispondeva: “Mi devo tenere in allenamento: un giorno finirà questo inferno".
Cosa nascondevano quegli allenamenti? Non esitò un attimo quando, nei frequenti colloqui, il Cardinale Elia Dalla Costa ed il Senatore Giorgio La Pira, grandi personaggi di Firenze, gli prospettarono di collaborare per poter salvare la vita a centinaia di ebrei e perseguitati politici dissidenti al regime, potendo trasportare documenti d’identità falsificati nascondendoli dentro il tubo reggisella della sua bicicletta, eludendo qualsiasi controllo.
Era incurante del rischio che correva per se stesso e per la sua famiglia, ignara di tutti i suoi lunghi allenamenti in un periodo senza gare. Anche a guerra finita neanche i suoi più stretti amici e colleghi di allenamento, come Alfredo Martini, Fiorenzo Magni, Giovannino Corrieri (il fedelissimo di Gino) ed altri, mai ebbero un cenno, una frase o parola di questo suo impegno segreto.
E Terontola? Nel piccolo paese toscano Gino si fermava dal sarto Dino Magara, un suo amico che aveva preparato la colazione: due fette di pane bianco con prosciutto del contadino ed un bicchiere di vino rosso. Poi ripartiva in bici fermandosi un km dopo, sopra il Ponte della Variante. Lì finiva il panino, o faceva finta di gonfiare la bici, in attesa che fosse passato il treno che veniva da Assisi e che avrebbe fatto l’ultima fermata a Terontola. Quando arrivava il treno si fiondava alla stazione, appoggiava la sua Legnano ed entrava dentro il bar a prendere il solito caffè. Il suo intento era quello di attirare l’attenzione dei tanti tifosi che sapevano del suo arrivo e nello stesso tempo distrarre la Milizia e la Polizia Tedesca che controllavano i documenti delle persone sospette: in questo modo era più sicuro poter scambiare documenti falsificati tra viaggiatori che arrivavano dal treno di Assisi e in partenza con i treni coincidenti, nell'arco di 6/7 minuti, per Roma ed il sud-Italia, per Bologna, Milano, Svizzera, Udine e oltre.
Con la partenza dell'ultimo treno Gino ringraziava per il caffè offerto salutando tutti i presenti dicendo che sarebbe tornato il martedì o il venerdì successivo. Inforcava il suo cavallo d'acciaio e se girava a destra sarebbe andato a Castiglione del Lago, al Campo d'Aviazione, se girava a sinistra sarebbe andato verso Passignano per poi portarsi ad Assisi.
Ad Assisi, dove lasciava foto e nominativi per i documenti da stampare falsificati, si recava al Monastero di Clausura di San Quirico, dove suor Alfonsina e Suor Eleonora provvedevano a dare a Ginetaccio qualcosa da mangiare per rifocillarsi prima del suo viaggio di rientro a Firenze, oppure al convento di San Damiano dove si incontrava con padre Rufino Niccacci, o anche alla Curia Vescovile dove si incontrava con l'Arcivescovo Niccolini, fissando gli impegni successivi.
Disse Gino Bartali con grandissima umiltà: "Io voglio essere ricordato per le mie imprese sportive e non come un eroe di guerra. Gli eroi sono altri. Quelli che hanno patito nelle membra, nelle menti, negli affetti. Io mi sono limitato a fare ciò che sapevo meglio fare. Andare in bicicletta".
Il libro di Paolo Alberati “Gino Bartali – Mille diavoli in corpo” (Giunti Editore – Firenze), illustra alla perfezione quanto sopra descritto e così pure il film “Gino Bartali l’intramontabile” (Produzione RAI Fiction - regista Alberto Negrin) con gli attori Pierfrancesco Favino (Gino Bartali) e Nicole Grimaldi (la consorte Adriana).
W GINO BARTALI
Andrea Falcioni