Pubblichiamo molto volentieri la bella e toccante testimonianza di Aurelia, mamma dei "nostri" Stefano e Federica Olivieri, sul ciclopellegrinaggio Terontola-Assisi in onore di Gino Bartali di domenica 19 settembre, al quale a partecipato una nutrita rappresentanza della Gagliarda e della Compagnia dei Tipi Loschi.
La Gagliarda è stata premiata come squadra più numerosa ed ha ricevuto il Premio di Rappresentanza donato dal Presidente della Repubblica.
Alleghiamo anche un pò di simpatiche foto, per chi vuole sul sito http://www.faltoni.it/ si trovano tante altre foto, la rassegna stampa, ecc.; inoltre fra qualche giorno pubblicheremo anche un servizio sul ciclo-pellegrinaggio trasmesso venerdì 1 ottobre dal canale satellitare Raisport1.
Grazie Aurelia!!
Andrea Falcioni
Cronaca di un ciclo-pellegrinaggio.
Cronaca di un ciclo-pellegrinaggio. In previsione di partecipare al ciclo-pellegrinaggio Terontola – Assisi, organizzato in onore di Gino Bartali, si sono messi in viaggio, sabato 18 settembre, un nutrito gruppo di ragazzi e ragazze della Gagliarda e della Compagnia dei Tipi Loschi. La manifestazione avrebbe avuto luogo il giorno successivo, domenica 19 settembre. Partiti nel tardo pomeriggio, dopo aver caricato le bici sul camion della Cooperativa Hobbit che le avrebbe trasportate, la Gagliarda, brigata di super-eroi, si apprestava a raggiungere il luogo dove avrebbe pernottato. Arrivati a destinazione hanno fatto visita al ciclista Paolo Alberati, infortunatosi durante lo svolgimento di una gara. A seguire, la partecipazione alla Santa Messa nella chiesa del paese.
L‘arrivo a Cortona presso Casa Betania, l’ostello dove avrebbero cenato e dormito, conclude la serata dei giovani avventurieri. La mattina dopo li coglie già pronti alle ore 6:30 per la colazione e per raggiungere il luogo della manifestazione. Tre indomite e coraggiose ragazze: Chiara Pellei, Elena Novelli e Loretta Sgariglia mi hanno fatto partecipe di questa loro seppure nuova esperienza, iscrivendoci insieme ad altri 15 ragazzi. Il ciclo-pellegrinaggio Terontola – Assisi sciorinava al via oltre un centinaio di corridori non nuovi a gare ciclistiche amatoriali nonché qualche campione di altri tempi tuttora ancorato alla sua sella che, insieme ai nostri audaci gagliardi e a me, hanno voluto condividere e scoprire insieme una nuova esperienza di vita. Il folto gruppo di ciclisti era al via alle ore 8:30 di un giorno nebbioso e saturo di pioggia quale residuo di un forte temporale scoppiato la notte precedente. Il tempo dunque non presagiva niente di buono visti anche il cielo coperto e le strade cosparse da pozzanghere. Tuttavia, prima della partenza, si cominciava a notare qualche schiarita e il sole faceva capolino tra le nuvole.
Il gruppo dei nostri valorosi, entusiasmato dall’evento, non vi prestava attenzione tanto era preso dai preparativi tecnici delle bici. Le risate e gli schiamazzi contraddistinguevano i ragazzi. Ad osservarli si scopre che li accomuna un grande spirito di amicizia e di condivisione. Le ragazze pronte per l’avventura erano già tutte pronte e per niente spaventate, la mia presenza sembrava renderle sicure e tranquille.
Alla partenza si posizionavano le bici più disparate ed estreme: quelle con telai superleggeri, cambi e cerchi da migliaia di euro si accompagnavano ad altre più economiche e a mountain-bike pesanti come trattori (quella di Nello era un bel cingolato!), vi era anche un tandem.
Qualsiasi tipo di bici era utile pur di arrivare alla meta prefissata. Trainavano l’eterogenea carovana ammiraglie in vespa gialla e in auto.
Alla fine del convoglio erano schierate le auto civetta dei giudici e dei nostri accompagnatori, capitanati dal leader della Gagliarda Andrea Falcioni per l’organizzazione che era supportato dalla tuttofare Rosaria che curava l’immagine e la fotografia.
A seguire ragazzi e ragazze della Gagliarda e della Compagnia dei Tipi Loschi per l’assistenza tecnica. Schierato il gruppo, compatto alla partenza, sfilacciato dopo alcuni chilometri.
Le condizioni atmosferiche erano stabili. L’andatura media tenuta quasi da tutti i partecipanti conciliava un piacevole chiacchiericcio. Nessun peso dovuto alla fatica li ostacolava durante gran parte del tragitto. Da parte mia, seguivo tranquilla il gruppo di testa che faceva l’andatura non essendo a conoscenza del percorso. Esso era piuttosto pianeggiante con pochi sali e scendi, infine lo concludeva la salita a due chilometri dall’arrivo davanti alla Basilica di San Francesco di Assisi. Mentre si macinavano chilometri, ritrovavo la gioia di stare nel gruppo come quando fino a due anni fa prendevo parte alle gare ciclistiche. Mi sentivo triste ma a casa.
Chiedo scusa ai ragazzi e alle ragazze che erano con me per averli lasciati soli ma volevo stare sola anch’io per tornare a misurarmi con gli altri corridori. Un salto di catena mi ha costretto a fermarmi, ciononostante ho ripreso il gruppo riconquistando la posizione. Poche sono state le defezioni ed i ritiri per guasti tecnici. Il ristoro volante a circa 20 chilometri dall’arrivo ha rifocillato i partecipanti i quali hanno aumentato l’andatura sfilacciando il torpedone. I nostri gagliardi hanno tenuto duro.
Quando all’orizzonte si cominciava a distinguere la cupola di Santa Maria degli Angeli la comitiva si era di nuovo inquadrata e attendeva l’inizio della salita finale che avrebbe deciso le sorti degli impavidi gagliardi e loschi ben decisi a resistere fino alla fine a colpi di pedale. La strenua difesa
veniva oltremodo intaccata dall’arrivo di una fitta pioggerellina che rendeva scivoloso il manto stradale, ma i nostri guerrieri mantenevano saldamente le loro posizioni.
Uno per tutti, tutti per uno e nessuno li ferma. Quando si cominciava a salire, eccoli dare più spinta ai propri cavalli e col cuore a mille, grondanti di sudore, metro dopo metro, compariva la piazza della Basilica di San Francesco ed era finita.
Erano sudati, stanchi, ma felici per esserci stati. Bravi gagliardi, bravi tipi loschi! Mentre gli altri arrivavano sparpagliati, i primi già si apprestavano a rifocillarsi agli stand del ristoro dove si mangiava frutta, riso e prosciutto annaffiati da tè, vino e acqua.
La premiazione dei gruppi e delle società ha preceduto un improvviso e violento temporale che ha convogliato tutti al riparo sotto il loggiato. Dopo una breve visita alla tomba di San Francesco siamo ripartiti per Santa Maria degli Angeli dove abbiamo fatto una sosta per una visita alla basilica ed un caffè. Stanchi ma felici abbiamo poi ripreso la strada di casa.
La partecipazione a questo ciclo-pellegrinaggio mi ha fatto riflettere sull’attuale condizione creatasi dopo la morte di mio marito Filippo. I miei figli hanno perso un buon padre ed io un uomo a cui devo tutto quello
che sono stata e che sono ora.
Quando come me si è stati sull’orlo della depressione si capisce che ci sono tanti modi per mascherarla: si possono ascoltare le composizioni di Bach, si può stendere con una lametta una striscia di buon umore in polvere su uno specchietto tascabile e aspirarla con una cannuccia, si può gridare chiedendo aiuto per esempio al telefono così uno è sicuro di chi l’ascolta. Io colgo la via di chiudermi, metto la mia vita attuale sotto un microscopio e mi soffermo a guardare.
Percorrevo fino a ieri la via del dolore vedendo davanti a me solo un tunnel nero. Una locomotiva a vapore.
Gli vado incontro. Ma ora ho capito che nel tunnel fra le rotaie esiste un puntino di luce. Grazie Compagnia perché con tatto e sensibilità cerchi di cambiare l’essere “asociale”, come mi ha nominato Giusi. Grazie Filippo.
Depongo fiori del tuo sentire e preghiere di lacrime che inondano gli occhi: l’uomo che cerco ovunque è radicato alla terra. Defunto eppure vivo.
Aurelia Coccia, mamma di Stefano e Federica.