JAVIER ZANETTI SI RACCONTA:"SONO A DISPOSIZIONE DI DIO". DAL SITO TEMPI.IT DEL 07/02/2013

Chi mi conosce bene sa che sono juventino sin dalla nascita, però non posso negare la mia stima e ammirazione per un calciatore di un'altra squadra, per di più una delle rivali storiche della Juve, che al giorno d'oggi è un raro esempio di  buon sportivo come piace a noi: sto parlando di Javier Zanetti, il capitano dell'Inter.
Sapevo della sua fede in Dio e della sua serietà dentro e fuori dal campo, leggendo l'articolo che vi propongo di seguito ne ho avuto un'ulteriore riprova: bravo capitan Zanetti!
Buona lettura a tutti!
Andrea Falcioni


Nel libro di don Arturo Cattaneo, il capitano dell’Inter racconta la sua fede in Dio. Devoto di santa Rita da Cascia, Pupi affida a lei le (tante) gioie e le fatiche di ogni giorno.

  
«Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la fede con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza». Così il Papa nella lettera Porta fidei. All’inaugurazione dell’Anno della fede ha poi aggiunto: «Oggi più che mai evangelizzare vuol dire testimoniare una vita nuova, trasformata da Dio». Il libroSorpresi dalla fede. Testimoni della vita nuova (Edizioni Elledi, 296 pagine, 16 euro) curato da don Arturo Cattaneo, sacerdote della Prelatura dell’Opus Dei e docente di Diritto canonico e Teologia, risponde a questo auspicio sollecitando il lettore a confrontarsi con testimonianze rilasciate da uomini e donne dello spettacolo, dello sport, della cultura, ma anche gente comune. Sono una cinquantina in tutto e tra i tanti spuntano i nomi di Paolo Nespoli, Mario Mauro, Costanza Miriano, Massimo Busacca, Cesare Prandelli, Carlo Nesti, Claudia Koll, Gianni Morandi, Kiko Arguello.

Qui di seguito riportiamo il capitolo dedicato a Javier Zanetti, capitano dell’Inter. Nato a Buenos Aires nel 1973, di origini friulane, gioca con la maglia nerazzurra dal 1995. Sposato con Paola con la quale ha tre figli. È stato molte volte capitano della Nazionale argentina e dal 1999 dell’Inter. Uomo dei record (a destra, durante la stagione 2002/03): giocatore straniero in attività con più presenze in Serie A, quello con più presenze nella storia dell’Inter, con più presenze consecutive con la maglia dell’Inter, squadra di cui è il giocatore più vincente della storia con sedici trofei, giocatore con il maggior numero di presenze nella Nazionale argentina. Con sua moglie ha creato la Fundación P.U.P.I. (dal suo soprannome calcistico, ma anche un acronimo che significa «Por un piberío integrado», cioè «Per un’infanzia integrata»), organizzazione no profit per i bambini disagiati e le loro famiglie della zona di Buenos Aires.

Appiano Gentile, 17 marzo 2012. L’appuntamento con Javier Zanetti è alle 18 di un sabato pomeriggio alla Pinetina, la meta di molti tifosi che non a caso aspettano i loro idoli al cancello, pazientemente, con il taccuino in mano per un autografo. Monsignor Luigi Mistò, che da qualche anno svolge il ruolo di cappellano dell’Inter, ci viene incontro all’entrata quasi da padrone di casa e, mentre aspettiamo che arrivi il capitano, ci illustra le istallazioni del Centro di allenamento dell’Inter. In modo particolare ci mostra la cappella, voluta da Angelo Moratti. È semplice, con molte vetrate che si affacciano sulla sera lombarda; Dio vuole vedere i suoi giocatori che nei campi circostanti sudano per la vittoria. Entriamo, e rimaniamo colpiti da una statua della Madonna, espressione della fedeltà argentina, come Zanetti. Lui ma anche alcuni suoi connazionali – ci dicono – vanno a Messa, regolarmente, segno di una fede vissuta, che resiste alle lusinghe della fama calcistica. La Santa Messa sarà, come al solito, alle 19.00, prima dell’incontro con il mister. Passano pochi minuti ed ecco l’auto con Zanetti; lui scende, è subito cordiale, affabile nell’accoglierci. Entriamo nell’albergo-ristorante della Pinetina, il capitano ha i minuti contati ma non si lascia influenzare dal capo ufficio stampa che lo vorrebbe dirottare altrove. Parliamo di cose importanti, il microfono è acceso.
«La fede per me è molto importante in tutto quello che faccio. Io sono molto religioso, molto cristiano, cerco sempre di essere molto vicino a Dio. Qui alla Pinetina facciamo sempre la Messa, facciamo degli incontri per far sì che Dio ci possa proteggere. In tanti ci sentiamo molto vicini a Lui». Zanetti inizia così, la fede è una dimensione basilare della sua esistenza, tocca anche il livello profondo delle emozioni. Gli chiediamo come tutto ciò che ha appena detto influenzi il rapporto con i compagni di squadra e gli avversari. Continuiamo ad ascoltarlo. «Fa parte della mia personalità. La correttezza, prima di tutto, sia verso i compagni che verso un avversario. E soprattutto il rispetto. A me piace essere rispettato, per questo cerco di rispettare gli altri in tutte le loro attività. E se poi qualcuno – dal mio punto di vista – sta sbagliando, posso dare un consiglio, un parere, cerco sempre di indirizzarlo sulla strada giusta». Un atteggiamento nutrito dalla vicinanza, dalla presenza di Dio. Nella vita di tutti i giorni, il calcio. «Prima di andare in campo faccio il segno della Croce. E dopo cerco di sentirmi vicino a Dio. Chiedo di poter essere protetto, lo faccio per me e soprattutto per la mia famiglia, chiedo a Dio soprattutto che possa allontanare da noi tutto il male che c’è in questo mondo». Vivere la fede, e poi testimoniarla, in un ambiente in cui le distrazioni e le tentazioni sono tante. E in cui si è confrontati a colleghi e compagni che non vivono questo dono. E che magari insultano Dio. «Sono contrario a quelli che bestemmiano, io mi arrabbio tantissimo quando sento qualcuno che bestemmia». E gli dice qualcosa? «Certo, e dentro di me prego per lui, dicendo: “Signore perdonalo, perché non sa ciò che dice”. Io cerco sempre di trasmettere la mia fede a tutti quelli che mi sono vicini e vengo rispettato anche per questo».
Ancora una domanda, torniamo sulle tentazioni. Per chi guadagna milioni ed è al centro dello star system devono essere all’ordine del giorno. Ognuno ha le sue, ma per un calciatore, in tempo di super-stipendi e di veline, deve essere una bella sfida. «Il nostro ambiente non è facile, non è facile perché – come osservate – ci sono tante tentazioni, soprattutto i più giovani possono essere indirizzati sulla strada sbagliata. Io mi appoggio tantissimo sulla mia famiglia, credo che sia fondamentale, l’armonia e l’amore che mi danno fanno sì che io possa avere una vita responsabile e serena». La fede è un dono. Siamo curiosi di sapere come Javier Zanetti la alimenta, pensiamo ai Sacramenti, alla preghiera. «Sono uno dei primi a recarmi a Messa, accendo le candele, mi metto a disposizione. Poi, ti svelo che sono devoto di santa Rita da Cascia (il 22 maggio si festeggia santa Rita ed è anche il giorno in cui, nel 2010, Zanetti ha alzato al cielo la Champions League vinta con l’Inter, ndr): ho fatto un pellegrinaggio a Cascia e a Milano vado spesso nella chiesa dedicata a Santa Rita, vado a trovarla, sono momenti importantissimi per me perché credo, ho molta fede, ci porto la mia famiglia. E poi cerco sempre di portare qualcuno: più gente mi accompagna, meglio è». Javier ha una sua maturità, forte e semplice allo stesso tempo. Gli chiediamo chi gli ha trasmesso questa sicurezza dell’anima. «Ho avuto la fede fin da piccolo: il sabato dopo la scuola, mia mamma mi portava a fare catechismo. Da lì è partita la fede, che mi aiuta specialmente nei momenti in cui uno si sente un po’ in difficoltà. Uno guarda a Dio, cerca di parlare con Dio, per trasmettergli il suo stato d’animo. E dopo avere parlato con Lui, ci si sente risollevati». Non resistiamo a una battuta, sul difficile momento della sua squadra: fuori dalla Champion, fuori dalla Coppa Italia e ora sembra anche dalla lotta per il terzo posto nel campionato (l’intervista è stata fatta lo scorso aprile, ndr). La risposta è una piccola lezione. «Io credo che Dio ci ha dato tantissimo, e di questo devo essergli grato, lo sarò sempre, sempre. Quando vado in chiesa, la prima cosa che faccio è ringraziare Dio per tutto quello che ci ha dato. Prima ringrazio. E dopo c’è anche molto da chiedere».