"«IO VI DO IL CAMPO, VOI VENITE A MESSA». COSI' NACQUE IL SAN LORENZO, LA SQUADRA DI PAPA FRANCESCO": DA TEMPI.IT DEL 14/12/2013

Il libro del giornalista Stefano Borghi “San Lorenzo de Almagro” racconta l’origine popolare del club argentino che vanta un tifoso molto speciale, il quale tiene un pezzo del vecchio stadio in Vaticano.


Il tram che sferraglia nel barrio de Almagro, i rimbalzi del pallone sulla strada, il vociare di quei ragazzi che un campo non ce l’avevano e per star dietro a una passione che era già un’epidemia nell’Argentina di inizio Novecento, il fútbol, dovevano arrangiarsi come potevano. Poi l’arrivo di quel giovane prete silenzioso, in un angolo ad assistere alle funamboliche imprese di quei calciatori, tanto rapito da non accorgersi che il tram 27 rischia di investirlo. Sono queste le origini del San Lorenzo de Almagro (Imprimatur editore), descritte nel libro omonimo appena uscito di Stefano Borghi, forse il massimo esperto di pallone argentino in Italia, giornalista ex Sportitalia ora passato a Fox Sports.

Il volume non vuole soltanto approfondire la storia di uno dei più grandi club del calcio latino, ma punta a scoprire perché gli azulgrana sono “la squadra del cuore di Papa Francesco”, come recita il sottotitolo.
IO VI DO IL CAMPO, VOI VENITE A MESSA. D’altronde, fin dal giorno della sua elezione, Bergoglio ha fatto capire a tutti che oltre alla fede in Dio, da vero argentino il suo cuore nutre anche un’altra fede, quella per la maglia rossoazzurra del club di Buenos Aires. Che non è una squadra come tutte le altre, se non altro per quell’origine religiosa, incarnata nell’intraprendenza di Lorenzo Massa, il giovane prete che rischiava di essere investito dal tram: ai “forzosos”, il gruppo di ragazzi che giocava a pallone per strada, offrì il campo dell’oratorio di Sant’Antonio, a patto che accettassero di andare a messa e frequentare il catechismo.
Fu così che si formò una vera e propria comunità, di cui la squadra era l’espressione sportiva: in settimana ci si allenava e si imparava a leggere e scrivere, alla domenica c’erano le partite. E quando si trattò di scegliere il nome con cui chiamarsi, qualcuno propose un appellativo che potesse essere un omaggio per padre Lorenzo, considerato quasi santo. Lui trovò un compromesso: San Lorenzo sì, ma in ricordo del santo vero e della battaglia di San Lorenzo, che nel 1813 segnò la prima vittoria delle province unite del Rio de La Plata sulle armate coloniali spagnole.
OMAGGIO ALLA MADONNA. Anche nella scelta del colore delle maglie si vede la matrice cattolica, come lo stesso arcivescovo Bergoglio volle ricordare nel 2008, nel centenario del club: il rosso e l’azzurro sono stati ispirati dal velo della Virgen Maria Auxiliadora, statua cui san Giovanni Bosco era molto caro, una figura che sempre fu riferimento per padre Lorenzo. Per il resto, la storia del San Lorenzo si dipana tra imprese sportive che hanno il fascino di un’Argentina calcistica vecchia un secolo ma già allora all’avanguardia, e storie di uomini a dir poco leggendari.
Come ad esempio Jacobo Urso, mediano sinistro che nel ’22 per il San Lorenzo perse persino la vita: non voleva lasciare in 10 la sua squadra dopo un contrasto di gioco che gli aveva fratturato due costole e perforato un polmone. Fazzoletto in bocca per fermare il sangue, mise in area il cross della vittoria, svenendo subito dopo e morendo una settimana dopo.
«QUEL GOL DI PONTONI!». O come il Terceto de oro Farro-Pontoni-Marino, che alla fine degli anni Quaranta porterà il San Lorenzo a vincere il titolo e ad esportare, in un tour europeo, un gioco antenato del tiki-taka. Sono gli anni in cui Bergoglio s’appassionò per quelle divise, resistendo ai “tradimenti” del padre e del fratello che passeranno a tifare River Plate. Il giovane Jorge Mario s’entusiasmò per le vittorie in campionato («Quel gol di Pontoni!», ricorderà una volta diventato Papa nella lettera che scrisse al presidente del San Lorenzo, celebrando la rete che diede lo Scudetto ai Cuervos nel ’46) e cominciò a frequentare il Gasometro, lo storico stadio del San Lorenzo che fu smantellato negli anni Ottanta. E di cui, dopo l’elezione pontificia, papa Francesco si è fatto portare un pezzo in Vaticano.