Storia
di “Ando”, il calciatore di origini armene beniamino dei tifosi iraniani che
oggi guida la rappresentativa della Repubblica islamica.
Articolo tratto da Zenit.org – Il primo pareggio del
Mondiale scocca alla tredicesima partita. Dopo il diluvio di gol piovuti in
rete nelle prime giornate, Nigeria e Iran impattano
sullo zero a zero. Risultato finale di una gara noiosa, ma che fa sorridere
l’Iran, considerata da tutti gli osservatori la “cenerentola” del proprio
girone. Un’idea che non è mai andata giù ad Andranik Teymourian, asso della
squadra asiatica, tra i più propositivi all’esordio dell’altroieri.
Intervistato da Fifa.com alla
vigilia della rassegna brasiliana, il fantasista iraniano aveva dimostrato di
non temere i forti avversari che il sorteggio ha assegnato alla sua squadra.
«Contro di noi nessuna partita sarà facile – affermava – Il primo posto nel
girone di qualificazione asiatico dimostra la combattività messa in campo».
Dichiarazioni che testimoniano ambizioni
professionali, e che sottendono un coraggio di cui Teymourian ha già fatto
sfoggio in passato. Il coraggio “di non vergognarsi di essere cristiano”. Lui,
cristiano d’origine armena e cittadino della Repubblica Islamica dell’Iran, fu
il più votato, in occasione del Mondiale del 2006, all’interno di un sondaggio
promosso dal gruppo olandese ecumenico Gristelijk. Con il 31,3% delle preferenze, la stella
iraniana prevalse su altri 10 calciatori partecipanti al Mondiale di Germania e
ritenuti esempi di uomini, «che hanno scelto di dichiarare in modo aperto la
loro fede». A votarlo, persone olandesi, europee, ma non solo.
Ciò che particolarmente colpì di Teymourian fu un
aspetto: le sue dichiarazioni infransero i luoghi comuni che circolano intorno
all’Iran. Di etnia armena, fa parte di quella sparuta minoranza nel Paese del
Golfo persico che non raggiunge neanche l’1% della popolazione. Eppure, gode di
una rappresentanza parlamentare e di una certa autonomia culturale che consente
agli armeni persino di produrre vino. Soprattutto, gode dell’atteggiamento
accogliente da parte dei connazionali musulmani.
Teymourian ne è la dimostrazione lampante. In Iran
è considerato il diamante più prezioso della Nazionale di calcio, beniamino di
ogni appassionato. Quando esce dal campo viene salutato da grandi ovazioni e
lui risponde con gratitudine a modo suo, facendosi il segno della croce. Un
gesto che non gli ha mai creato alcun problema. Anzi, lo stesso “Ando” – come
lo chiamano affettuosamente i tifosi – non ha mai nascosto che i rapporti con i
compagni di squadra musulmani, con la dirigenza e con la popolazione sono
«veramente buoni».
Così buoni da valergli una storica investitura.
Teymourian è stato infatti, lo scorso 18 maggio, il primo capitano non
musulmano del ”Team
Melli” (la Nazionale
iraniana). Il 31enne vive questa realtà con orgoglio, ma senza enfasi. Non è
avvezzo a percepire la sua fede cristiana come un motivo di distinzione
rispetto ai compagni di squadra.
A Teheran, dove vive e gioca con la compagine
dell’Esteghlal, frequenta Episodio che il calciatore iraniano ha vissuto come una grottesca forma di discriminazione. Tale da indurlo a sfogarsi ai microfoni di una televisione del suo Paese, dove vige una teocrazia sciita retta da un Ayatollah. E dove scene di questo genere non gli capiterebbero mai. Scene che sono però capitate in Germania. Nel cuore d’Europa, dove un tempo si costruivano cattedrali destinate a durare per l’eternità. E dove oggi – come spiegava il sito Kreuz.net nel 2012 – sorgono interi quartieri, ideati per migliaia di abitanti, senza che vi sia nemmeno una chiesa.
