Lo scorso 8
settembre si è celebrata la finale maschile dell’Us Open, ultimo dei quattro
tornei del Grande Slam, chiusura del ciclo delle manifestazioni tennistiche
annuali al più alto livello. In Italia, ormai, si è abituati a fissare gli
occhi sul tennis femminile - grazie allo stupendo lavoro di Sara Errani, Flavia
Pennetta e le altre interpreti, mal che vada si degna di uno sguardo il ranking
Atp del buon Fognini, cercando di vedere se anche nel settore maschile il
nostro Fabio può dire qualcosa di importante. Ma, la sera dell’8 settembre, in
finale sul cemento americano si scontravano Marin Cilic e Kei Nishikori, che di
italiano non hanno granché.

Invece, dopo 3
set (6-3, 6-3, 6-3) e poco meno di un paio d’ore, la vittoria ha arriso a Marin
Cilic, applaudito da
tutto l’Arthur Ashe Stadium. Il che è cosa strana. Anzitutto, perché Marin
Cilic, sulla carta, era dato come sconfitto da tutte le grande agenzie di
bookmaker. In secondo luogo, Cilic ha sempre mancato l’appuntamento finale con
il trofeo, perdendo contro Stan Wawrinka e Novak Djokovic e prendendosi invece
una rivincita con un certo, leggendario, Roger Federer - 3 nel ranking Atp -
liquidato 3 set a 0 in semifinale. Terzo fatto: Marin Cilic - pur partendo
senza il favore dei pronostici - ci ha sempre creduto. Perché crede nei
miracoli.

Così, dopo 10 anni di dominio totale, in campo maschile, dei Fab Four - ovvero (ricordando i Beatles) i quattro grandi giocatori dell’ultimo periodo: Roger Federer, Rafa Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray - il tennis mondiale vede tra i suoi vincitori un nome nuovo, che ha sempre viaggiato sotto la top ten del ranking Atp. In realtà, nel 2004 ha vinto il Roland Garros un tale Gàston Gaudio, 44esimo del ranking, ultimo giocatore al di fuori dei “migliori dieci” a vincere un importante torneo di tennis. Ora la palma la prende Marin Cilic con il suo miracolo di lunedì sera. Giorno in cui era prevista pioggia, ma dal cielo non è scesa una goccia.