Papà Paolo:
«Orgogliosi di lui, il merito è solo suo perché è riuscito a sfondare in un
mondo matto come quello del pallone».
di Francesco
Cocchiglia
PADOVA. È un giorno speciale. Perché una bella storia di calcio
e di vita questa sera troverà un suo compimento. Magari solo parziale, magari
nemmeno così importante, ma di certo significativo. Luca Rossettini, classe
1985, questa sera realizzerà il suo sogno: convocato da Antonio Conte per
l’amichevole con l’Albania, per la prima volta indosserà la maglia azzurra
della Nazionale Maggiore. È il primo padovano ad indossare l’azzurro più
prestigioso 19 anni dopo Francesco Toldo.
La storia calcistica di Rosettini inizia all’Arcella, si forma
con il Calcio Padova e poi cresce con Siena e a Cagliari. L’emozione di
"Rosse", come lo chiamavano i compagni, stasera sarà tanta, ma a casa
Rossettini, a Noventa Padovana, non c’è fibrillazione. C’è la semplicità di
papà Paolo, di mamma Cristina, dei fratelli Lorenzo, Marco e Cecilia che questa
sera saranno davanti alla tv per seguire il “campione” di casa. «Devo dire che
lui forse ormai se l’aspettava», racconta Paolo Rossettini, architetto, dal suo
studio di Camin. «I suoi compagni quasi lo prendevano in giro per una
convocazione che sembrava non arrivare più. Ha raggiunto ciò che per molti
rimane solo un sogno, ha lavorato per anni senza pretendere nulla ed è riuscito
a superare le regole non scritte di un mondo di matti come quello del calcio».
Stasera la sua famiglia gli sarà vicino, come lo è sempre stata, ma mai col
fiato sul collo. «Non siamo tesi, abbiamo sempre vissuto bene le vicende dei
nostri figli. Siamo contenti per Luca, ma non vogliamo enfatizzare troppo
questo suo traguardo. Forse siamo stati dei genitori atipici, ma non ci siamo
mai sostituiti ai nostri figli, al loro lavoro, alle loro fatiche, alle loro
gioie». Fa specie di questi tempi sentire un genitore parlare del proprio figlio
calciatore del suo debutto in nazionale come se fosse la cosa più normale di
questo mondo. E forse proprio questo è uno dei segreti del successo di Luca:
«La sua di sicuro è una bella storia, molto semplice e per certi versi molto
personale. Ha cominciato da piccolo a coltivare una passione che di certo non
ha ereditato da noi» continua papà Paolo. «Suo nonno, mio padre, penso che da
giovane giocasse a Lonigo, in una piccola squadra di provincia, questo è
l’unico precedente calcistico che abbiamo. Arrivato all’Arcella è stato guidato
da delle brave persone, come le tantissime che nei patronati compongono un
tracciato educativo importantissimo senza chiedere nulla in cambio. E poi ha
avuto la fortuna di poter svoltare: il suo è un traguardo che molti meriterebbero,
ma che per un motivo o per l’altro sono in pochi a raggiungere. Spesso la
strada verso un potenziale futuro viene chiusa da coincidenze sfavorevoli, non
c’è mai niente di dovuto e quando arrivano le giuste opportunità l’importante è
che vengano sempre vissute con responsabilità. L’Arcella, le sue tradizioni e
il suo vivaio devono essere orgogliosi di ciò che hanno saputo fare». E anche
per la città, per la Padova calcistica che l’ha visto crescere e che da
Francesco Toldo in poi aspettava un altro padovano azzurro, sarà una serata da
ricordare: «Avere in città un vivaio importante come quello del Padova l’ha
favorito molto», prosegue, «Anni di fatiche che gli hanno permesso di
raggiungere un traguardo così grande. Noi non lo abbiamo mai forzato, non
abbiamo fatto come quei genitori che rovesciano sui figli i propri sogni.
Quando giocava al Padova, io non vedevo l’ora che arrivasse la domenica per
potermi sedere sugli spalti a leggere il giornale. Era l’unico momento della
settimana in cui potevo concedermelo e i genitori dei compagni di squadra
scherzosamente mi prendevano in giro poiché stavo assorto tra le pagine, invece
che sulla partita di mio figlio. Penso che il nostro atteggiamento sia stato
per lui di grande aiuto, e questo lui ce l’ha sempre riconosciuto». E le prime
persone che Luca ha ringraziato quando ha saputo della convocazione sono state
proprio loro, la sua famiglia: «Oggi faremo il tifo per lui, è un nuovo esame e
gli auguriamo di passarlo. Il cammino è il suo, nel bene e nel male, e di
questo siamo orgogliosi».