Il 14 e 15 luglio scorsi, una nutrita rappresentanza della Gagliarda Sambenedettese ha partecipato all'escursione sul ghiacciaio dell'Adamello organizzata dal nostro caro amico Lino Zani, guida alpina e maestro di sci del beato Papa Giovanni Paolo II: a detta di tutti è stata per tanti aspetti un'esperienza indimenticabile.
Di seguito pubblichiamo la testimonianza scritta dal "nostro" Fabio Consorti, che ha partecipato all'escursione, insieme ad un saluto caloroso di Lino Zani ed alcune belle foto!
Ormai cominciamo a vedere il rifugio. Finalmente! Sono infatti ormai 5 ore che camminiamo tra boschi e ghiaccio. Siamo attaccati in cordata. Davanti c'è la nostra guida Roberto che ci indica i crepacci (dove non passare) e si ferma ogni tanto per farci prendere fiato. Siamo a 3000 metri sull'Adamello del Brenta. Il rifugio è sempre lì che ci aspetta. Mentre salgo, nonostante la fatica, mi guardo intorno e penso che proprio lì Giovanni Paolo II è voluto andare per una vacanza. Quei ghiacci in cui camminiamo con fatica sono stati per lui una pista da sci in cui scendeva con il nostro amico Lino Zani.
Proprio Lino ha voluto queste giornate in cui con altre 70 persone ed alcune guide alpine stiamo salendo verso il rifugio Caduti dell'Adamello che suo padre ha avuto in gestione per 33 anni.
Finalmente arriviamo e riusciamo a prenderci un thé caldo. Viene subito a salutarci Lino (che non sembra molto stanco) e ci racconta di come è cambiato il rifugio. Oggi sembra un albergo ma una volta era molto più spartano e più piccolo. Da li però si può vedere tutto il ghiacciaio e quelle montagne che sono state lo scenario della prima guerra mondiale. I soldati erano appostati nelle trincee scavate nel ghiacciaio e, sulla vetta proprio sopra al rifugio, a quota 3500 metri, hanno persino portato un cannone.
Il Papa, ci racconta Lino, era molto interessato alle vicende della guerra e gli chiedeva spesso molte informazioni su come vivevano i soldati anche incuriosito dai tantissimi resti della guerra che ancora si possono trovare lungo il cammino (filo spinato, tavole con cui erano fatte le case degli alpini, borracce, lattine, ecc...)
La vacanza del 1984 non stata la sola occasione per andare all'Adamello per il beato Giovanni Paolo infatti ci tornerà nel 1988 per celebrare la Santa Messa nell'altare di granito messo in suo onore dagli alpini.
Abbiamo potuto anche noi celebrare una messa domenica mattina prima di metterci in marcia per il ritorno.
L'altare ha uno scenario splendido immerso tra le cime delle montagne e con lo sfondo del ghiacciaio. Mentre celebriamo la messa ripenso spesse volte a quelle foto viste la sera prima in cui si vede il beato Giovanni Paolo assorbito dalla bellezza di quelle cime.
Durante la messa ci sono momenti anche particolarmente commoventi sopratutto quando Lino ricorda quei giorni con il Santo Padre e con suo fratello (venuto a mancare qualche anno fa). Tutta la famiglia (il padre e la madre sono venuti in elicottero) si stringono vicino a lui, ed abbiamo modo di vedere la semplicità ma nello stesso tempo l'intensità della fede di questa famiglia toccata dallo sguardo intenso del beato Giovanni Paolo II.
Oramai si è fatto tardi, il Signore ci riserva ancora un piccolo miracolo infatti mentre la salita l'abbiamo fatta sotto la pioggia e la neve, durante il ritorno possiamo apprezzare un po' di sole.
Arriviamo alle macchine e prendiamo la strade del ritorno a casa. Siamo stanchi ma portiamo nel cuore la bellezza delle montagne e la conferma che i Santi, come il beato Giovanni Paolo II, cambiano tutto intorno a sé (anche il cuore dei montanari).
Proprio Lino ha voluto queste giornate in cui con altre 70 persone ed alcune guide alpine stiamo salendo verso il rifugio Caduti dell'Adamello che suo padre ha avuto in gestione per 33 anni.
Finalmente arriviamo e riusciamo a prenderci un thé caldo. Viene subito a salutarci Lino (che non sembra molto stanco) e ci racconta di come è cambiato il rifugio. Oggi sembra un albergo ma una volta era molto più spartano e più piccolo. Da li però si può vedere tutto il ghiacciaio e quelle montagne che sono state lo scenario della prima guerra mondiale. I soldati erano appostati nelle trincee scavate nel ghiacciaio e, sulla vetta proprio sopra al rifugio, a quota 3500 metri, hanno persino portato un cannone.
Il Papa, ci racconta Lino, era molto interessato alle vicende della guerra e gli chiedeva spesso molte informazioni su come vivevano i soldati anche incuriosito dai tantissimi resti della guerra che ancora si possono trovare lungo il cammino (filo spinato, tavole con cui erano fatte le case degli alpini, borracce, lattine, ecc...)
La vacanza del 1984 non stata la sola occasione per andare all'Adamello per il beato Giovanni Paolo infatti ci tornerà nel 1988 per celebrare la Santa Messa nell'altare di granito messo in suo onore dagli alpini.
Abbiamo potuto anche noi celebrare una messa domenica mattina prima di metterci in marcia per il ritorno.
L'altare ha uno scenario splendido immerso tra le cime delle montagne e con lo sfondo del ghiacciaio. Mentre celebriamo la messa ripenso spesse volte a quelle foto viste la sera prima in cui si vede il beato Giovanni Paolo assorbito dalla bellezza di quelle cime.
Durante la messa ci sono momenti anche particolarmente commoventi sopratutto quando Lino ricorda quei giorni con il Santo Padre e con suo fratello (venuto a mancare qualche anno fa). Tutta la famiglia (il padre e la madre sono venuti in elicottero) si stringono vicino a lui, ed abbiamo modo di vedere la semplicità ma nello stesso tempo l'intensità della fede di questa famiglia toccata dallo sguardo intenso del beato Giovanni Paolo II.
Oramai si è fatto tardi, il Signore ci riserva ancora un piccolo miracolo infatti mentre la salita l'abbiamo fatta sotto la pioggia e la neve, durante il ritorno possiamo apprezzare un po' di sole.
Arriviamo alle macchine e prendiamo la strade del ritorno a casa. Siamo stanchi ma portiamo nel cuore la bellezza delle montagne e la conferma che i Santi, come il beato Giovanni Paolo II, cambiano tutto intorno a sé (anche il cuore dei montanari).
Fabio Consorti
Buongiorno a tutti, dopo aver trascorso un breve ma intenso week-end insieme a voi, voglio ringraziare tutti per i bei momenti condivisi.
Ritornare in quel posto "magico", tutte le volte scatena in me un turbinio di ricordi ed emozioni .....e voi ne siete stati partecipi.
Avete dimostrato di essere ottimi alpinisti , pronti ad affrontare con tenacia e carattere tutti gli imprevisti che la montagna sempre riserva...così' come la vita.
Spero che ognuno di voi abbia saputo ritrovare il ricordo del Santo Padre Giovanni Paolo II lasciato su queste montagne e che lo abbia immaginato lì a sciare sulla neve fresca, raccolto in preghiera sulla nuda roccia o a chiacchierare seduto a tavola in mezzo a noi.
Questo week-end diventerà' un appuntamento fisso per ricordarlo e per ritrovarvi, spero, ancora tutti uniti come una grande famiglia.
Grazie di cuore.