Avrebbe compiuto 92 anni a dicembre, era il terzo uomo del ciclismo eroico di Coppi e Bartali. Al suo attivo tre Giri d'Italia, era noto anche come il Leone delle Fiandre per la tripletta nella classica del Nord.
Un lutto grande nel mondo dello sport azzurro. E' morto Fiorenzo Magni, uno dei grandissimi, il terzo uomo del ciclismo eroico italiano, con Coppi e Bartali, che entusiasmò un Paese intero a cavallo della Seconda Guerra Mondiale. Avebbe compiuto 92 anni il 7 dicembre. Solo una settimana fa aveva presenziato alla presentazione di un libro che ne raccontava le gesta.


Doveva succedere. Inutile girarci tanto intorno: prima o poi doveva succedere. E’ successo poi, quando stava per compiere i 92 anni, ma a noi, a voi, a tutti, sembra che sia successo prima. Perché ormai si pensava che avesse conquistato il dono dell’eternità. E 92 anni, al cospetto dell’eternità, sono soltanto uno scatto. Da oggi, è ufficiale, siamo tutti orfani. Adesso lo possiamo dire: Fiorenzo Magni era il ciclismo. Quell’idea di ciclismo che era soltanto biciclette, corridori su biciclette, corse su biciclette. Quell’idea del ciclismo che era anni scanditi dalle corse, il Capodanno coincideva con la Milano-Sanremo e il Natale con il Giro di Lombardia, e in mezzo c'era il Giro d’Italia, il Giro di Francia (Giro, non Tour), e poi anche i campionati del mondo, e fra Natale e Capodanno si andava in pista, ma era già un’altra parrocchia. Quell’idea del ciclismo che era fuga prima dalla miseria e poi dalla povertà, che era sempre meglio che andare a lavorare nei campi o in fabbrica, che era fame e anche astinenza, che era avventure ed esplorazioni, che era storie e soprattutto storia, la storia d’Italia e la storia degli italiani. E quell’idea del ciclismo che nessun altro, d’ora in poi, potrà riassumere in una sola vita.

INTEGRO E COERENTE — Esattamente vero il contrario: è stato Magni a proteggerne e a esaltarne la memoria. E poi la vita ha dimostrato che l’autentica maglia rosa ce l'aveva lui: toscano trapiantato a Monza, il romanticismo del ciclista applicato al raziocinio dell’industriale, saggezza ed equilibrio, integrità e coerenza, e la lungimiranza di chi sa, o di chi pensa, o di chi finge di essere eterno.
